Riceviamo dalla LibroInTesta Fiamma e volentieri pubblichiamo:
Si pronuncia turghiènief e quasi tutti sbagliano il nome, povero Ivàn. Eppure è uno scrittore che piace, almeno a giudicare dal pubblico che arriva e si assiepa nella parte di posti tra noi e la porta.
Mi verrebbe voglia di dire: non siate timidi, mettetevi anche di là! se poi vi stufate, nessuno vi trattiene!
Siamo in sei e abbiamo cinque versioni diverse del romanzo, ma sempre di Padri e figli si tratta e ci si prova a spiegare che tutto lo scandalo della sua uscita in realtà fu ingiustificato, che il nostro autore non intendeva essere ironico verso i giovani rivoluzionari e ribelli al sistema della russia nella seconda metà dell’ottocento. Mi sembra d’obbligo citare Nabokov e la sua lezione che in realtà fa le pulci ai padri, ai figli e anche allo scrittore. E un accenno anche a Berlin, che condanna senza appello il nichilista Bazarov. Ma noi, nel nostro piccolo, non siamo mica d’accordo e ognuno a modo suo cerca di dimostrare la bellezza di questo piccolo grande libro in cui non ci sono cattivi, la sua modernità e anche la sua forza. Ancora oggi (soprattutto, dando voce alle pagine, cercando di raccontare così i punti più importanti).
Ci siamo riusciti? E chi lo sa. Di certo, tra noi librintesta mancava la voce contro: noi l’abbiamo amato e credo anche il pubblico, alla fine.
Cher turghiènief, perdonaci per gli errori di pronuncia. Ma credo che alla fine ci avresti sorriso e ti sarebbe piaciuta quell’ora lì.